like two strangers turning into dust

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  1. isabelle*
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    Chyntelia

    Era stata una pazzia fin dall'inizio. un'impresa impossibile, forse un piano ben stabilito, una sorta di trappola.
    Fin dall'inizio nonostante questa volta non fosse stata richiesta avevo espresso la mia opinione negativa nello spingerci fino alle terre desolate tra gli skinbels, ma nessuno mi aveva dato ascolto, desiderosi di trovare ciò che erano stati adescati a cercare.
    Ci volle così poco perchè tutto divenne un putiferio, alla fine di quella impresa impossibile tra i potenti risultarono ben pochi morti, ma ci furono. Mi fu ordinato di ripulire il tutto, di trovare una soluzione.
    Per settimane mi ero nascosta tra di loro, alla ricerca di qualcosa che potesse provare quanto fosse pazza quell'impresa, ma alla fine nulla.
    Avvolta in un vestito bianco, sporco di sangue e di terra, a piedi nudi camminavo tra cadaveri e disperazione, nessuno osava avvicinarmisi, ero la cosa più simile ad un angelo della morte. Ma non ero sola, un odore mi perseguitava, non era il mio e non apparteneva a nessuna delle sventurate vittime di quella strage.

     
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    Berjath

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    Era da tempo che non mi mandavano sul campo. Che avessero fiutato il mio doppiogioco? Nah, era impossibile. Io ero un mago nell'occultare i miei sentimenti. Nessuno, ne Chomatron ne Ribelle avrebbe mai sospettato nulla.
    Finalmente ero tornato a casa - si, come se casa mi fosse mancata - nelle lande desolate e piene di dolore dove ero cresciuto fra morsi e graffi, fra sopravvivenza e dovere. C'era tanta carne a disposizione, mi sarei nutrito per giorni in quel luogo. Peccato solo non fossi solo, il fetore di quei cadaveri non corpriva l'odore di Skinbels che aleggiava attorno al mio naso. Ad ogni modo ero pronto ad intervenire e far valere il mio nome. Ero un capo famiglia seppure avessi deciso di declinare l'invito di mio padre eavessi abbandonato loro e tutti al loro destino. Io ero molto più ambizioso e sarei morto - se questo fosse accaduto - con la pancia piena, i vestiti pieni di sangue ed il sorriso sulle labbra.
    Erano morti dei Chomatron, l'odore del loro sangue era riconoscibilissimo. Ne avevo assaggiati pochi in vita mia, ma la loro carne era tenera e salata al punto giusto. Le ossa erano sottili e possedevano molta meno fascia muscolare che gli Humanon. Il sangue poi sarebbe stato chiaro e fluido. Vagavo alla ricerca di uno dei loro cadaveri spingendomi fino a raggiungere da dietro la cosa che puzzava come il sottoscritto. Una creatura di morte angelica. Che volesse fo**ermi il pranzo? Non lo avrei permesso, donna o meno che fosse stata.

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  3. isabelle*
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    Chyntelia

    Un ultimo respiro e poi la morte, gente che già l'aveva trovata altri in procinto di farlo. Per quanto quel posto potesse risultare un'inferno, per me era simbolo del paradiso delle scorpacciate. Nessuno si era salvato a quelle stragi, uomini, donne e qualche bambino. Brutto a dirsi, ma a mio parere erano quelli più appetibili e che stuzzicavano maggiormente il mio appetito.
    Alzai il mio sguardo color smeraldo da tutta quella morte, trovandovi la vita.
    Chi era? Mhm. Qualcuno che voleva pranzare alla mia tavola, sembrava evidente.
    Mi inumidì le labbra carnose e rosee, mi feci spazio tra i cadaveri mentre il suo odore invadeva le mie narici.
    "Volete forse mangiare alla mia tavola?"
    il mio tono di voce sembrava quello di una bambina, piuttosto inquietante, non credete?
    la voce chiara e straordinariamente.. felice? I capelli biondi ricadevano sulle spalle dandomi una strana e macabra immagine. Una mano afferrò la mia caviglia, ma non accennai ad un movimento dato che quest'ultima dopo aver implorato il perdono esalò l'ultimo respiro. I miei occhi scrutavano quello sconosciuto commensale, eravamo dei peccatori entrambi, eravamo innaturali ma straordinariamente a nostro agio con quella realtà.



    Edited by isabelle* - 17/3/2011, 21:08
     
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    Mi ritrovai abbastanza vicino da poter distinguere in quella cupa atmosfera il colore smeraldo sei suoi occhi. Chiari come i miei. Mi chiese se volessi mangiare alla sua tavola. Chi lo aveva deciso che era la sua? C'erano abbastanza cadaveri di sfamare un'intera famiglia. Chi aveva dato le regole del gioco senza chiedere permesso?
    « La tua tavola? »
    Chiesi scettico ripetendo le sue parole. Alzai impercettibilmente un sopracciglio. Un movimento comprensibile visto che io non amavo possedere le cose e non amavo che gli altri le possedessero per loro. Avevamo già fatto male a questa terra. Noi che non possedevamo altro che la fame avremmo dovuto capire, ma lei sembrava di no.
    Era inquietante, questo lo dovevo ammettere. Ma chi in abito bianco e senza scarpe non lo sarebbe stato con il grembo sporco di sangue e quello sguardo famelico negli occhi smeraldo?

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    Chyntelia

    Egli sembrava non comprendere, forse era solo un fatto di educazione, in primo luogo era una donna, per quanto talvolta non meritassi l'appellativo di umana..
    In secondo luogo, la tavola era di chi arrivava prima e a quella non avrei mangiato soltanto io, ma altri a cui avevo promesso quel cibo. Mi limitai a sospirare a quella scettica domanda, nemmeno l'intonazione con cui era stata pronunciata mi aveva granchè allettato.
    Non faceva parte delle persone che conosceva, ed il suo odore mi confondeva. Quella domanda ancora non aveva avuto risposta, ma il mio sguardo continuava a traforare il suo petto ed il suo viso come a volerci vedere attraverso.
    Mi inumidì le labbra, mordendo il mio labbro inferiore mostrando uno dei miei numerosi canini. "La mia e con quella dei miei commensali, se per me mangia uno in più non fa differenza, ma credo che per loro possa farne." era così semplice e secco quel concetto, che non necessitava di altre spiegazioni.

     
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    Sorrisi sforzatamente come a darle ciò che voleva.
    « Se le cose stanno così, gradirei mangiare io stesso alla vostra tavola. »
    Tavola. Io non mangiavo su una tavola da tempo ormai. Quasi non ne avrei ricordato più il concetto se non avessi dovuto recarmi dai capi per il reclutamento in quella missione. Loro si che erano seduti al tavolo. Io non ancora.
    Feci una piccola riverenza. Come facevo sempre, io non volevo nemici. Io volevo solo avere il mio pezzetto di cibo crudo ed un tetto. Tutto il resto non mi interessava. Lasciatemi nel mio angolino e resterete vivi ancora a lungo - a meno che non capitiate sotto le noie dei potenti.

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    Chyntelia

    Notai quel sorriso forzato, ma avevo timore che farglielo notare sarebbe stato un'errore.
    « Se le cose stanno così, gradirei mangiare io stesso alla vostra tavola. »
    dunque? i miei occhi si mostrarono, dopo essersi socchiusi per un solo istante, poi un sorriso illuminò il mio inquietante viso e con un gesto della mano gli accordai quella sorta di permesso, che in realtà non avrebbe mai dovuto domandare. Non che l'intonazione delle sue parole suggerisse che lo fosse.
    In ogni caso camminavo tra i morti, scegliendo il prelibato cadavere che avrei mangiato. Spostai un soldato ed i miei occhi si illuminarono. Avevo sentito il suo odore già durante la battaglia, avrei voluto prendermelo vivo forse, o forse l'avrei salvato come mio "padre" aveva fatto con me. Era un bambino, gli occhi chiusi. Accarezzai la sua fronte chiara e questo afferrò il mio polso in uno scatto mostrandomi i denti.
    Risi. "E tu che cosa sei?" domandai, era uno skinbels, era ovvio quello, la mia domanda era più.. generale. Non sapevo se il mio ospite era ancora con me, o avesse già preso ciò che desiderava. Ma so che quegli occhi e quell'odore non l'avrei scordati.
    Il bambino sembrava non saper parlare, o forse preferiva rimanere muto.

     
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    Il gesto della sua mano ed il permesso che mi venne accordato. Avanzai per la mia strada lasciando quella figura femminile ai suoi affanni. Io avevo di meglio da fare. Cercai fra i cadaveri un odore prelibato finendo sul cadavere di un Chomatron. Non avremmo dovuto cibarci di loro. Era come mordere la mano del padrone, ma come resistere? Presi il mio pranzo e mi allontanai un poco dove non potevo essere visto distintamente, ma rimasi comunque nella distesa di cadaveri che l'agenzia di pulizie avava raggruppato per noi spazzini. Iniziai ad affondare i denti della debole pelle di quell'essere inanimato provando un carnale piacere. Primordiale ed animale, così come ciò che ero. Un coyote che divorava carcasse. Il sangue era ancora fluido sotto la pelle. Non mi curai degli schizzi che mi riempivano il viso. Era così delizioso ed ancora caldo. Da tempo non mangiavo un pasto caldo.
    Sentivo il sangue scendere lungo gli angoli delle labbra mentre la carne si staccava dai muscoli e dalle ossa sfilacciandosi un poco.
    " Questo si che vuol dire mangiare. "


    SPOILER (click to view)
    Scusa se è un po' macabro ç.ç
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  9. isabelle*
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    SPOILER (click to view)
    lui è una persona tremendamente affascinante e cattiva AHAH

    Chyntelia

    Continuai ad osservare il pallore della pelle di quel ragazzino ed i suoi occhi in maniera intensa. Gli porsi la mano che egli afferrò, era terrorizzato da me, ma allo stesso tempo atrocemente affascinato da quell'immagine. "Hai fame?" domandai, egli si limitò ad annuire. Seguì l'odore che tra quelli preferivo ritrovandomi davanti ad un Chomatron, anche l'altro ospite si serviva di quelli. Invitai il bambino con un sorriso a servirsi ed egli si avventò sul cadavere, lo stesso feci io. Affondai i denti nella carne ancora fresca sentendo il sangue sulle mie labbra. Lo sentivo scivolare lungo la gola, e poi con esso la carne. I miei occhi si illuminarono e mangiai con ancor più voracità. Eravamo dei reietti, ma sapevamo vivere meglio di chiunque.

     
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    Sentii dietro di me muoversi di passi. Non mi curai di loro, l'odore era quello della donna e di un altro Skinbels. L'importante era che non fosse un Chomatron. Non mi piaceva discutere durante l'ora di pranzo e quello che quegli esseri al comando facevano meglio era proprio quello invece.
    Non mi piaceva essere disturbato. Arrivai all'osso della spalla e mi spostai alle costole che abilmente astaccai una ad una schiacciando con un colpo netto e ben assestato la cassa toracica. Lo scricchiolio era sensbilmente percettibile anche a distanza. Non mi curavo della pulizia quando si trattava di mangiare. Presi quattro costole da ripulire per bene e mi misi seduto accanto al mio pranzo. Spalle contro una sporgenza che mi funse da poggiaschiena.
    Quella donna era con un ragazzino. Che ci faceva quel piccolo mostriciattolo qui? Già arruolato dai Chomatron? La cosa mi puzzava, ma cosa non puzzava in mezzo ad un mare di cadaveri?

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  11. isabelle*
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    Chyntelia

    Mentre mi dilettavo nello straziare quel corpo, cibarmi delle più morbide e fragili parti di quel corpo incantevole e gustoso il bambino, finita la parte che gli avevo concesso corse nella direzione del mio primo Ospite.
    "CEDRIC!" ululai a gran voce verso il ragazzino. Egli non mi confessò il suo nome, sembra muto, forse.. gli avevano mangiato la lingua. Ma tolta la squallida battuta, fissai i miei occhi su di lui rialzandomi. La bocca sudicia di sangue, gli schizzi tra i capelli e sul viso, il vestito bianco ormai rovinato.
    "Non si mangia il cibo degli altri, o finirai per diventarlo." non avrebbe mai retto un confronto con lo skinbels che avevo davanti, e per adesso non volevo che quel bambino, Cedric, come lo avevo ribattezzato.. si facesse male. Non ancora.
    Osservai la voracità con cui l'ospite mangiava, e la curiosità con cui ci osservava. Guardai gli occhi chiari del piccolo facendogli cenno di tornare indietro, egli mi prese per mano strattonandomi, ma per un lungo momento rimasi a fissare i capelli scuri e gli occhi verdi di quell'uomo..

     
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    Fermai il veloce muovere di mandibola e rimasi a fissare quel bambinetto che si approcciava in mia direzione. Cosa mai voleva? La donna diceva bene: "Non si mangia il cibo degli altri, o finirai per diventarlo." - non avevo mai sentito parole più sagge. Io avevo rischiato molte volte di finire sotto le fauci di qualche colosso più grosso di me. Il mio pregio era sempre stata la velocità e la prontezza di riflessi. Quel ragazzino aveva pensato male se vedendomi così tranquillo in apparenza avesse voluto venire ad importunarmi. Non ci avrei messo che cinque secondi a stacargli il collo dalla testa.
    Non dissi nulla ai due. Mi limitai a guardare per poi riprendere a mangiare.


    SPOILER (click to view)
    Perdonalo se non è socievole ç.ç
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  13. isabelle*
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    Chyntelia

    Bene, a quanto pare il bambino mi dava ascolto, mi condusse di nuovo dal nostro Chomatron che tornammo a mangiare insieme. Il cuore, l'anima e le mani sporche mentre divoravamo quel cadavere fino all'ultima fibra di pelle.
    Ero vorace, e famelica e veloce. Non mi sarei stupita di un'indigestione. Cedric pareva imitarmi scegliendo per lui le parti più dure che mettessero alla prova i suoi denti. Lo guardavo di tanto in tanto accennandogli qualche sorrisetto compiaciuto. Alla fine di quel supplizio, quando fui finalmente sazia posai le dita ossute sul viso del piccolo, sulle belle guance. "Resterai con me?" domandai al bambino inclinando la testa e osservando i suoi occhi. Egli annuì. "Mangia ancora un pò" dissi. "Ma resta nei paraggi, non ti allontanare.." ero quasi.. materna? sicuramente c'era un fine in quella storia, ma per il momento preferirei tenervi all'oscuro di ciò che accade. Mi concentrerei di più sulla mia sazietà. Mi appoggiai alla "carcassa" del divorato cadavere tenendo d'occhio Cedric, se fossero arrivati gli altri o chiunque altro l'avrebbe tranquillamente mangiato. Soprattutto se avevano gli stessi gusti che avevo io, trovavo i bambini una delizia. Tenevo gli occhi fissi sul piccolo, dando solo di tanto in tanto un'occhiata a lui. nel suo piccolo angolo.. lontano da noi.

     
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    Sembrava non stancarmi quella carne. Solitamente per stizza lasciavo sempre il pranzo a metà trovando poi più gustoso iniziare un altro pasto più avanti. Potevo permettermelo essendo abbastanza forte per lasciare agli altri i miei scarti e non lasciarmi sopraffare. Ero un mancato capo famiglia dopotutto. Non era cosa da nulla. Significava che ero un maschio adatto alla creazione di prole ed alla protezione della famiglia. Che orrore. Odiavo queste cose. Esistevo io e solo io. Non volevo nessun'altro. Guardavo quel bambino come fosse una perdita di tempo. Uno scherzo della natura, come se si potesse desiderare di nascere in quel posto, con quel sangue, con quella forma. Se avessi potuto scegliere forse non sarei mai nato. Purtroppo però non avevo potuto scegliere. Avevo solo potuto fare il massimo per sopravvivere.
    Non restava nulla di commestibile su quelle ossa che mi ero divertito a triturare. Avevo ingoiato tutto. Mi pulivo il viso passandomi il braccio sulle labbra lasciando scivolare il sangue a macchiare la guancia sinistra di color scarlatto. Passai quindi la mano sul vestito logoro del quale non mi curavo e mi alzai per digerire e trovare qualcos'altro da mordere per passare il tempo nell'attesa he il vorace appetito tornasse e mi permettesse di compiere altro lavoro. Avevo mangiato altre quattro persone prima di quel Chomatron. Mi serivia una pausa. Mi tenni comunque lontano da quella creaura rivoltante al mio sguardo. Quel figlio delle lande.

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